"L'Iras non è solo la più grande casa di riposo pubblica del Polesine, per ora e fino ad ora, una delle istituzioni più antiche, ma è anche un Simbolo. Il simbolo dell'incapacità politico amministrativa del nostro territorio e di errori ripetuti nel tempo."
Queste le dichiarazioni di Cristiano Maria Pavarin, Segretario Generale UIL FPL Rovigo relative all'annosa questione di Iras. Perché l'inizio della fine non è una storia solo dell'ultimo periodo, affondando le sue radici all'inizio degli anni 2000, da quando sia a livello di Amministrazioni Comunali che dei amministratori Iras, promanazione delle stesse amministrazioni, sono stati compiuti errori che poi si sono trascinati fino ai giorni nostri, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.
"Già allora, quando ero presente in consiglio comunale - accusa Pavarin - puntavo il dito su quelle che sarebbero state le conseguenze di alcune scelte. Ma ora siamo arrivati alla chiusura del cerchio, con le responsabilità che coprono tutto l'arco politico."
Oramai è evidente, infatti, che l'Iras diventerà anche il simbolo delle privatizzazioni striscianti in campo socio-assistenziale, testa di ariete di un progetto di privatizzazione in project financing che molto probabilmente verrà esteso alle strutture in difficoltà, lasciando gusci vuoti in mani pubbliche e mettendo nelle mani dei privati conti, rette, scelte gestionali e, soprattutto i dipendenti.
Proprio quei Lavoratori ai quali, nel caso di Iras, andrebbe riconosciuto il merito di aver mantenuto in piedi questo importante Ente, non solo nel terribile periodo pandemico, ma anche nei turbolenti anni precedenti e successivi, spesso abbandonati a loro stessi in situazioni lavorative alquanto discutibili, e che invece ora si trovano ad essere gli unici penalizzati. Perché è sulle loro spalle che ricadono le scelte della politica. Emblematica la vergognosa situazione che li vede ancora creditori degli arretrati del contratto di lavoro scaduto rinnovato nel 2022 e di tutti gli anni in cui non gli è stata riconosciuta la produttività.
"Politica che ha dimostrato un'incapacità non solo nel gestire non solo le crisi degli enti pubblici ma anche nelle situazioni ordinarie - prosegue Pavarin - e questo è molto preoccupante, considerando che questo tipo di soluzioni faranno pagare i debiti ai dipendenti e alle famiglie degli ospiti. Mi stupisco del fatto che politici di vecchia data, rimasti silenti per anni mentre denunciavamo ciò che ora sta avvenendo, parlino solo ora a giochi, dimostrando ancora una volta di non avere le idee chiare su di un tema, quello della gestione delle struttura, che sarà sempre più importante."
Ora si tratterrà di mettere in campo tutti gli strumenti necessari e ogni azione possibile per tutelare i diritti acquisiti dei dipendenti, ma siamo fermamente convinti che esista ancora una possibilità di evitare la privatizzazione, perché al di là dei giri di parole di questo si tratta. Vorremmo capire cosa intende il sindaco Cittadin quando parla del fatto che il Comune non può mettere sul piatto 11 milioni per evitare la privatizzazione: c'è il dubbio che non le sia stato ben spiegato che la questione è che sia rimasta al tempo in cui quel tipo di investimento riguardava il rilancio di Casa Serena, ovvero un progetto che sembrava a un passo dal chiudere felicemente tante delle questioni sospese, come sottolineato dallo stesso Prefetto, poi fallito per la mancata sinergia tra l'allora amministrazione Gaffeo e la stessa Regione.
"Ora c'è da scrivere una pagina nuova - conclude Pavarin - e noi non vogliamo che sia la pagina della fine del pubblico nell'assistenza agli anziani. A Rovigo e in tutto il Polesine. Noi crediamo nel pubblico. E crediamo che anche l'Iras possa e debba rimanere pubblico. Per questo lanciamo un appello a tutti: chi pensa e vuole questo parli ora o abbia la decenza di tacere per sempre."